Cinque mesi che vivo in Brasile, quello stesso Brasile in cui non sarei voluta andare un anno fa e che adesso è casa mia. Il Brasile è così famoso nel mondo, ma nessuno può conoscerlo finché non ci si arriva e si scopre che tutto ciò che si sapeva, del calcio, delle spiagge, del sole e della samba, è solo una piccolissima parte di questo paese tanto grande quanto meraviglioso.
Arrivata quasi alla fine del mio semestre all’estero, posso già dire di sentirmi diversa, cresciuta: sono tantissimi gli slogan di Intercultura che parlano di crescita, di cambiamento e di scoprire se stessi e mai ci fu cosa più vera! In questi cinque mesi ho imparato a parlare il portoghese, a vivere senza il nostro caro cibo italiano e a mangiare tutti i giorni riso e fagioli, ho imparato l’arte dello stare insieme senza aver bisogno di un motivo valido usando come sola scusa la voglia di tomar um tereré, ho imparato a sorridere, a salutare e a chiedere “come stai? anche agli sconosciuti, proprio come una vera brasiliana, ho imparato a sopportare il caldo stremante caratteristico della zona in cui vivo, ho imparato a ballare la samba e ad ascoltare a tutte le ore il sertanejo, perchè il Brasile è un paese in cui non esiste il silenzio, ho imparato a parlare a voce più alta, a bere cerveja ad ogni ora e a non curarmi troppo di ciò che succede o succederà. I brasiliani sono così, disorganizzati e senza orari, per loro “no final tudo dá certo, se não deu é porque ainda não é o final”, ovvero “alla fine tutto andrà bene, se non è così è perché ancora non è la fine” e probabilmente è proprio questo che li rende così sorridenti, calorosi e apparentemente senza pensieri in qualsiasi momento della giornata. Mi sono abituata ad essere diversa in un paesino di soli 35000 abitanti, ad essere quasi famosa e ad essere fermata da sconosciuti per strada che ti chiedono di dire qualcosa in italiano, di raccontargli qualcosa riguardo il bel paese, di salutarli o semplicemente se stai bene e stai godendo a pieno la tua esperienza. Ho conosciuto tanta gente nuova, nuovi amici, nuovi professori, nuova scuola e nuove abitudini… non è stato facile all’inizio, come non lo è ogni singolo particolare in un posto così diverso da casa tua, ma poi tutto è diventato normale, la mia routine brasiliana! e così mi sono dovuta abituare a studiare storia e filosofia in una lingua straniera, ad entrare a scuola alle 7 ed uscire alle 12.30, sotto il sole cocente, con la divisa azzurra, a fare ricreazione gratis con riso e carne tutti i giorni alle 9.30 e a chiamare i professori per nome e a ridere e scherzare con loro come fossero amici.
E ho imparato a giocare con le mie emozioni! Può sembrare strano da dire ma è così: quando a 16 anni sei a migliaia di chilometri da casa, da sola, vivendo con persone che appena conosci, le tue emozioni sono infinite, ti sembra che abbiano voglia di giocare con te per come cambiano e vanno e vengono e restano… il trucco? Sei tu che devi giocare con loro! Approfittare dei momenti in cui sei triste per pensare, scrivere o anche dormire, dei momenti in cui sei felice semplicemente per goderteli e per poter dire a tutti che sì, tu sei felice, senza aver paura di essere di nuovo triste, tanto dopo cinque minuti potresti avere ancora un altro umore differente.
Ricorderò i bei momenti, quelli brutti, le risate, i baci, gli abbracci, le lacrime, i pianti, le video chiamate, le prime frasi in un’altra lingua, le difficoltà, i piaceri, i sogni, i segreti, le mie serate brasiliane, quegli estranei che ora sono la mia seconda famiglia e ogni piccolo particolare, ogni momento, ogni attimo che ha cambiato e continuerà a cambiare me e la mia vita. Perché oramai la vecchia Miriana non esiste più, volendo o no, adesso sono un’altra persona, più matura, più forte, più coraggiosa e più decisa; so cosa voglio dalla vita, cosa voglio fare da grande, chi voglio essere e soprattutto adesso so chi sono veramente, consapevole ora più che mai dei miei mille difetti ma anche dei miei pregi, di quello che mi piace e consapevole del fatto che voglio sapere e scoprire e conoscere ancora ancora e ancora!
Sei mesi possono essere pochi o troppi, ma per me sono quei mesi che hanno definito il mio futuro dando una svolta definitiva alla mia prima normale, ora speciale, vita di adolescente italiana. E tutto grazie al Brasile, quel paese ricco e povero, grande, caldo e allegro di cui non tutti conoscono la vera realtà, nascondendosi dietro i luoghi comuni (sapeste solo quanti ce ne sono su noi italiani e la nostra Italia!), quel paese così lontano ma vicino a noi per certi aspetti, quel paese in cui la gente si lamenta eccome ma è sempre patriottica, quel paese pieno di problemi ma in cui la gente sorride sempre ed è fiera di esserne cittadina, quel paese dalla ricca cultura e dai paesaggi mozzafiato, quel paese tanto odiato che adesso non voglio lasciare più.
Così ho capito che non c’è un posto che fa per me, non c’è un posto che non fa per me, a parte la tanto amata casa mia! Abbiamo un mondo meraviglioso tutto da scoprire proprio davanti a noi, mille culture diverse, mille colori, mille lingue, mille tradizioni e mille pensieri. Adesso che ho iniziato a scoprire il mondo, chi mi ferma più?
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